giovedì 11 marzo 2021

Le Ottobrate Frascatane - Vincenzo Morani

 LE OTTOBRATE FRASCATANE - V. Morani

Attiravano l'attenzione dei viaggiatori stranieri le festose scampagnate fuori porta delle tiepide ottobrate romane colpiti dal clima gioioso che, dal Settecento, i giovedì e domeniche di ottobre coinvolgeva tutto il popolo. Naturalmente sono le donne che anche qui hanno un rilievo particolare: Donne ritratte da pittori, incisori e descritte da tanti romanzieri. La stagione della vendemmia era una stagione di grande allegria, durante la quale ci si può poteva permettere qualsiasi cosa senza per questo offender nessuno. 


                                                  Vincenzo Morani "le ottobrate Frascatane"

Questa cerimonia, nella quale classico e moderno sono a volte grottescamente mescolati, è tuttavia sempre divertente e pittoresca. Se volete vederla al suo meglio dovete recarvi nei paesi di montagna, quelli lontani dalla città, perché le vecchie tradizioni stanno tristemente scomparendo dalle strade maestre frequentate dai viaggiatori, e gli  ultimi cinquantanni hanno cancellato, nell'Italia di oggi, più tradizioni classiche di quanto i secoli precedenti abbiano fatto. La processione è condotta dal contadino più bello, scelto per l’occasione dai suoi compagni per rappresentare Bacco. Viene incoronato con foglie di vite e  di edera e con grappoli d’uva; come ai vecchi tempi , tiene in mano un thyrsus decorato con fiori ,foglie ed edera, sulla cui punta è stata posta una pigna. Non indossa più la pelle di leopardo o di pantera bensì una pelle di pecora, nuova e soffice, che gli ricade da una spalla. È seguito da gruppi di donne vestite nei loro costumi più ricchi, con sul capo cesti carichi d’uva, e da ragazzi che portano in mano i grappoli. Bacchantes e Lenoe lo circondano agitando delle canne intrecciate con tralci di vite, percuotendo tintinnanti tamburelli, strimpellando chitarre o mandolini, e gonfiando ritmicamente le fisarmoniche.  Vengono quindi i grandi carri, riccamente decorati con colori sgargianti, foglie e fiori trascinati da buoi bianchi macchiati con il succo d’uva; ed infine, la processione si chiude con un personaggio grasso dalla gonfia pancia posticcia. Seduto si di un somaro, agghindato in modo buffo, il volto macchiato d’uva, raffigura Sileno che con smorfie, canti e oscillando pericolosamente sulla sua cavalcatura, fa finta di esser ubriaco. E’ l’uomo più arguto del paese e ha piena facoltà, in quest’ occasione, di insultare tutti dirigendo il suo sarcasmo su chicchessia. Accanto a questi personaggi ,secondo l’antica tradizione, i contadini agitano delle torce accese. E così, accompagnata dal suono di tamburelli,  di mandolini, da grida di Viva Bacco/ (Evoe Bacchus!)Viva la vendemmia!, da gente che balla, gesticola e fa smorfie, la gioiosa processione traversa allegramente i campi ed il paese. Lo stesso parroco non disdegnava di prender parte alla festa, anima e cuore, e di unirsi alla processione.

Dopo la fine della vendemmia, hanno inizio le festività del mese di ottobre, chiamate Ottobrate. In questa occasione, i romani due volte a settimana, per tutta la durata di questo mese, vanno in gruppo alle ville e nelle vigne vicino a Roma per ballare, cantare e far merenda sotto gli alberi. Ogni lunedì e giovedì si vestono nei loro costumi più sgargianti, stipati nelle carrozze aperte – come a Carnevale - chi seduto sul mantice, chi a cassetta, scuotendo tamburelli e strimpellando chitarre, attraversano le strade della città. La carrozza generalmente decorata allegramente, i cavalli sono ornati con fiocchi e piume sulle briglie di testa e sulla sella. 

Le Ottobrate a Testaccio ma ovviamente le scampagnate ai Castelli erano altrettanto divertenti. Chi ne aveva la possibilità si muoveva con la carettella, carrozza a guscio di noce tirata da due cavalli. Era consuetudine che le "minenti", donne esponenti della piccola borghesia e popolane vestite a festa ed ornate con fiori e piume, andassero in gruppi di sette o nove, come testimoniano numerose stampe ed incisioni dell'epoca. Suonavano, ballavano e intonavano ritornelli che avevano come tema ricorrente i fiori: "Fiore de lino / è la più bella accanto ar vitturino!". Indossavano un cappello in feltro da uomo portato "alla screpante", cioè sghembo, un abito in seta, una giacca di velluto, calze ricamate e molti gioielli. Ogni uomo, con vestiti ed ornamenti particolarmente sfarzosi, aveva con sé uno strumento musicale. 

Il Morani descrive in maniera completa la festosità delle ottobrate in più tele con il saltarello, gli strumenti in festa e il costume tipico dell'epoca che veniva indossato per l'occasione.

La Frascatana e le altre donne dei Castelli romani furono soggetti molto ritratti da artisti italiani e stranieri nell’Ottocento. Le vendemmiatrici non potevano mancare nei loro repertori, stampe e quadri di genere le ritraggono con abiti da festa e da lavoro. In testa enormi cesti d’uva e un marmocchio per mano.
Lavoro duro tutto l’anno, l’apporto femminile era fondamentale nelle campagne.


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