Restaurata l’Opera dello Scultore Polistenese Vincenzo Jerace, una una statua lignea policroma degli inizi del '900 raffigurante la Madonna delle Grazie della omonima chiesa sita in Cosoleto (RC).
La statua in legno scolpita e dipinta
secondo la policromia classica tradizionale, è stata realizzata agli inizi del
secolo scorso dall’artista Polistenese Vincenzo
Jerace (1862-1924) al
quale era stata commissionata dal parroco dell’epoca di Cosoleto Don Pietro
Luppino.
L’opera raffigura la Madonna seduta su
uno scanno e il bambino poggiato sulla sua mano destra mentre con la sinistra
lo cinge carezzevole in uno slancio di riverente protezione. Il bambino tiene
il braccio sinistro rassicurante intorno alla nuca della madre mentre il destro
è aperto e proteso verso l’infinito.
Le due figure,
dolenti nell’espressione e amorevoli nei gesti, sono colte nell’attimo in cui,
ascoltato il grido angosciato di un’umanità smarrita e tremante, tendono
soccorrevoli le mani, pronte all’estremo sacrificio e pervase di misericordia
divina.
Le Madonne dello Jerace portano un'impronta di divinità e di umanità insieme tutta singolare, poichè esse, secondo il concetto dell'artista devono predicare e predicano a tutti con l'eloquenza del muto linguaggio dell'arte. E questa Madonna delle Grazie è un esemplare affascinante , in cui è impresso il trionfo della maternità.
Fissando il moto del viso della Vergine, dai grandi e sottili archi sopracigliasri, alla linea lievemente aquilina del naso, dalle guance fiorenti di giovinezza ed appena soffuse di vermiglio, alle labra, sprigionanti angelico sorriso; d di Lei dona una visione che rapisce ed eleva l'anima umana.agli occhi, ove s'accende e brilla più intensa la dolcezza, alla fronte candida incorniciata da una bionda capigliatura, si elevano un'armonia di arcane melodie.
Abbandonando l'azzurro e grandioso suo manto, che cade a pieghe ritmiche sull'aereo trono, in un movimento spontaneo nobilissimo, la Madre amorosa, dal suo soglio regale s'erge, piegandosi benigna verso l'umanità sofferente e le offre il frutto prezioso del suo vergineo seno. E quell'angelico pargolo, che splende nella purezza
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