martedì 28 novembre 2023

Le vetrate policrome di Giuseppe Niglia presso il Duomo di Gioia Tauro

Presso il Duomo S. Ippolito Martire di Gioia Tauro
Al centro un rosone vi sono poste le dodici vetrate policrome realizzate dall'artista Polistenese  Giuseppe Niglia.
L'interno si presenta trinavate e con tre absidi. Nella navata centrale, che ha un soffitto a capriate, si trova la statua di Sant'Ippolito Martire (Patrono della Città), in legno, risalente al XVI secolo e le reliquie di San Pacifico. La chiesa, inoltre, custodisce un crocifisso ligneo, un quadro raffigurante la Vergine del Rosario e la statua di Sant'Andrea. Di pregio le tele della Madonna del Carmine e del martirio di Sant'Ippolito, quest'ultima opera di un anonimo pittore del XIX secolo.
1990 (restauro intero bene)


Voluti da mons. Laruffa, i lavori hanno riguardato l'apertura di quattro monofore nell'abside centrale, la sostituzione dei vetri delle finestre con vetrate artistiche disegnate da G. Niglia, la sistemazione del fonte battesimale, delimitato da cancelletti, prima utilizzati come elementi di separazione tra navate e transetto, e la tinteggiatura interna ed esterna, volta a mettere in risalto gli elementi architettonici.
Nel 1983 c’è stata la sostituzione dei vetri alle finestre delle navate laterali con artistiche vetrate, ideate da Mons. Laruffa e realizzate dal Prof. Giuseppe Niglia, sul tema “Verso la libertà”. Sono vetri cotti a gran fuoco e saldati a piombo, vetri pregiati, soffiati e d’altissima qualità. E’ una festa di colori, usati con grande sensibilità artistica, in cui vivono immagini oniriche che rappresentano la vitalità dell’uomo e la ricerca affannosa della libertà. Lo scultore Giuseppe Niglia, calabrese di Polistena, si è prestato a realizzare le vetrate su idea e ordinazione di Mons. Francesco Laruffa, arciprete del Duomo dal 1963, con grande impegno, professionalità ed intuito trascendente anche perché i soggetti così interpretati rispondono ai valori interiori della sua parte poetica. Nelle vetrate c’è una festa di luci, c’è il trionfo della luce sull’ombra, del bene sul male, della libertà sulla schiavitù, c’è la vittoria dell’uomo, la vittoria di Dio. C’è una storia che si apre con un urlo di disperazione e di angoscia ancestrale e si chiude con una danza di amore. Dio risponde al grido dell’uomo, al grido della terra colata di rosso fiamme sulle teste e sulle mani. Dio risponde all’uomo con il calore del fuoco. L’uomo vive il suo Esodo, è in marcia sulla strada della libertà. Le forme con cui è stata descritta l’immagine dell’uomo sono essenziali.


QUADRO PRIMO: “Un grido sale dalla terra: libertà”. Invocazione angosciata e disperata.



QUADRO SECONDO: “Dio ascolta il grido dell’uomo”. Mentre Mosé pascola le pecore sulle pendici del monte, Dio gli appare in una fiamma che arde in mezzo al roveto (Es 3, 1-10).


QUADRO TERZO: “L’uomo vive il suo Esodo”. Si mette in cammino con fatica e speranza verso la liberazione.


QUADRO QUARTO: “Rottura, autosufficienza, ritorno alla schiavitù”. L’uomo abusa della libertà, si sente libero da tutto, anche da Dio.

QUADRO QUINTO: “Dio libera ancora”. Ha mandato il Suo Spirito su di me per annunciare la liberazione dei prigionieri.




QUADRO SESTO: “La montagna di Cristo”. Le beatitudini. Cristo campeggia con il Suo rigore morale, con la fermezza delle Sue idee, con la Sua autorevolezza.

QUADRO SETTIMO: “Risposta dell’uomo a Cristo”. La fede che illumina, la fede chiara. L’uomo rientra in sé stesso. Paesaggio in cui esplode la luce dell’uomo che vive nella sua casa; casa come libertà, come conquista, autorevolezza, creatività, riposo, santuario di affetti.

QUADRO OTTAVO: “Resurrezione di Cristo e dell’uomo”. Vittoria sulla morte.

QUADRO NONO: “La riconciliazione con Dio e con i fratelli”.

QUADRO DECIMO: “L’uomo si confessa”. Storia di redenzione. L’uomo si apre a Dio altrimenti ci sarebbe isolamento, solitudine e travaglio.

QUADRO UNDICESIMO: “L’uomo fratello”. Il coraggio di chiamarsi fratelli. Il volto di Cristo nel volto del fratello.

QUADRO DODICESIMO: “Solidarietà con Cristo sofferente”. In Lui siamo introdotti nel mistero della solidarietà con i fratelli sofferenti.




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