Gli Osci e la Calabria: negli studi del Polistenese di nascita Giovan Battista Marzano la storia dell’antico popolo italico
Il progetto riporta alla luce di scritti dello storico e antropologo che indagò le origini della civiltà collegando contesti territoriali tra Campania, Calabria, Lazio e Toscana. Il volume verrà presentato anche in varie iniziative culturali nel Vibonese. “Delle origini calabre, ossia Studi storici intorno agli Osci”. Con il primo volume, Brè edizioni (Treviso), prende il via il progetto di una Collana scientifica editoriale “Collezione I Marzano” che prevede la pubblicazione, passo passo, dell’intera produzione di Antonio, Giovan Battista, Giuseppe e Domenico Marzano. La prima tappa di questo percorso è rappresentata dagli scritti di Giovan Battista Marzano secondo, di cui Concetta Silvia Patrizia Marzano, che ne cura in toto la raccolta, è diretta discendente e pertanto legalmente proprietaria dei diritti morali. Ma come nasce il progetto? Come si legge nella prefazione, vi è la «necessità, non solo scientifica ma anche morale, di preservare dall’oblio un immenso patrimonio di studi e scritti, che spaziano dalla storia all’archeologia, dall’araldica alla genealogia, dalla glottologia all’antropologia e altro ancora, e dall’opera di saccheggio che ha visto nel tempo fiorire libri e tomi che hanno attinto a piene mani dagli autori di cui ci preme preservare il grande lascito. La meraviglia di leggere, e aver voglia di rileggere, questi scritti conferma tutta la freschezza e l’attualità dei loro studi, ancora in larga parte non superati». Gli scritti sono frutto di ricerche sul campo, in modo particolare presso «gli archivi locali che hanno superato le offese dei terremoti, delle termiti e, in passato, della poca cura» o scavi archeologici che nei decenni hanno interessato il comprensorio vibonese. Approfondimenti e scambi di idee che hanno portato anche a «corposi carteggi epistolari con studiosi di Francia, Germania o della stessa Italia, unita ma fisicamente lontana dalla nostra regione, allora troppo isolata». I volumi e il progetto raccontano una storia “familiare” ma coinvolgono inevitabilmente non solo Vibo Valentia e Briatico, dove restano vive testimonianze grazie alla presenza di palazzi storici, ma anche Sessa Aurunca, Laurena di Borrello, Candidoni. Luoghi che segnarono la vita e le vicissitudini dei Marzano, famiglia di antiche origini. Basti pensare che il nome Marzano era già attestato dal 1230, ai tempi del Re Federico II di Svevia, con Riccardo e Giovanni Marzano. La famiglia, proprietaria di numerosi feudi, ricoprì le più alte cariche del Regno di Napoli: Conti di Alife, Carinola, Melfi, Montalto e Squillace nonché Duchi di Sessa Aurunca e Principi di Rossano. La collana inizia con la produzione di Giovan Battista (II), la più corposa tra i quattro autori. Fu un profondo umanista e grande letterato, oltre che storico, antropologo, genealogista e araldista. Ma perché i suoi studi si sono concentrati sugli Osci? L’intuizione viene dedotta tra le pagine della prefazione a cura del ricercatore e studioso Roberto Naso Naccari Carlizzi. Tutto parte da Sessa Aurunca. «La città che fu infeudata alla sua famiglia, la città fondata dagli Osci e facente parte della Pentapoli. Un popolo presente anche in Calabria, patria d’elezione per scelta degli antenati. Il Marzano, per dirla in parole povere, si è mosso in casa, tra le sue cose, tra le sue proprietà, nel dna profondo della storia che osserva, studia e porta dentro, come missione e da argonauta. Tutto torna, non è un caso».
Gli osci e la Calabria
Ma chi sono gli Osci? «Gli Osci furono, oltre che il popolo più antico, anche i primi abitanti della nostra penisola ancor prima delle invasioni ioniche e doriche provenienti dalla Grecia in due momenti distinti, aventi come spartiacque la guerra di Troia e con differenti gradi di civilizzazione. La prima analisi che propone il Marzano, è di natura glotto-linguistica attraverso lo studio e l’analisi dei lemmi Osco ed Opico. La seconda, dimostrando come il popolo osco nelle varie parti d’Italia abbia preso distinti nomi, non perché diversi tra loro e provenienti da altri luoghi, ma per normale distinzione locale con la variazione del nome presa o da un toponimo o magari dal capo della “nuova colonia” o dalla presenza di una determinata coltura. Una dimostrazione di come, già all’epoca, il localismo ed il particolare fosse motivo di orgoglioso distinguo e indipendenza tra le varie tribù e dalla di origine. Osco od Opico, da Opi, terra, che aggettivata significa uomo nato dalla stessa terra, originario della contrada». Questo popolo ebbe il primo stanziamento «in Opicia, area individuabile nelle alture sopra l’attuale città di Napoli, prima della fondazione di Cuma ad opera dei coloni greci. L’area si estendeva fino alla Calabria del nord, la parte corrispondente alla provincia di Cosenza, nell’alto tirreno cosentino. Col tempo gli osci si espansero occupando quindi senza alcuna dipendenza dalla “madre patria” altri territori fino a giungere in Umbria, Toscana, Lazio, Emilia». Il Marzano, per i suoi studi, cita una «serie di storici e scrittori antichi: Strabone, Virgilio, Erodoto, Plinio, Ovidio, e molti altri ancora». Così l’opera riesce a rispondere «in modo scientifico a tutti i quesiti che l’autore si è posto per corroborare le sue tesi iniziali, dando risposte plausibili, argomentate soprattutto dai ritrovamenti archeologici, di iscrizioni, vasi, frammenti, epigrafi e di come la presenza di questo popolo non fu né effimera, né barbara, né limitata a una piccola area».
0 commenti:
Posta un commento