venerdì 12 febbraio 2021

Una delle 18 "Victa" di F. Jerace al Museo Correale di Terranova a Sorrento

Sorrento, museo Correale di Terranova, pianerottolo d’ingresso al secondo piano: busto de “La Victa” di Francesco Jerace (Polistena, Reggio Calabria, 1853 - Napoli, 1937) di profilo, 1890.




“Il primo esemplare della Victa fu esposto da Jerace alla IV Mostra Nazionale. 

In quell'occasione l’autore riscosse un incredibile successo con una scultura che paradossalmente andava a recuperare l’ideale classico in un momento in cui stavano trionfando le forme più diverse del realismo integrale. Il classicismo, cui l’artista si riferiva, univa la memoria michelangiolesca di opere come il Bruto e il David alla rielaborazione dell’antico, dalla Venere di Milo all'idea del frammento archeologico cui rimanda la base sfrangiata, trovando nel perfetto equilibrio fra bello e vero, fra ideale classico e vero naturale, il suo punto di forza. La modellatura morbidissima, che si sofferma ad evidenziare le forme e finanche i piccoli mutamenti della pelle, i passaggi del volume delle masse, la combinazione di idea monumentale e di intimo naturalismo, fanno della Victa un’opera nuova rispetto alla produzione corrente del tempo. La Victa in marmo raffigura un ritratto femminile al quale Jerace attribuisce un significato simbolico: ricorderebbe, a suo dire, la Polonia vinta, ma non domata, ricordando il particolare frangente storico in cui la nazione fu spartita fra Austria, Russia e Prussia. Divenne, inoltre, il modello per la ritrattistica muliebre italiana dell’ultimo ventennio del secolo e almeno dei primi trent'anni del Novecento. La letteratura artistica si soffermò a lungo sulla Victa, riproposta in tante altre occasioni. Della stessa opera l’artista eseguì diciotto versioni: una di queste, forse il primo originale, si trova nella raccolta del principe Gaetano Filangieri, oggi Museo Civico a lui intitolato in Napoli. La Victa di Castelnuovo di Napoli fa parte di un corposo nucleo di opere donato dagli eredi dell’artista in due tempi, nel 1990 e nel 2001, comprendente 57 pezzi, fra marmi, gessi e terracotte, tutti provenienti dalla personale raccolta del maestro”.

La Victa di Castelnuovo  con il busto intero fino alla vita, era rimasta nello studio del maestro calabrese che amava Napoli, nella villa di via Crispi 97 della quale rimane solo la stupenda cancellata art nouveau, vandalicamente abbattuta negli anni Sessanta del Novecento dai soliti malnati speculatori e sostituita da un piccolo condominio di lusso con un resto del giardino all'ingresso. Fu ricoverata in uno scantinato del comune e solo dal 1990 ritrovata ed esposta dopo il dono degli eredi.



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