Nel Palazzo di Montecitorio sono conservati i busti di "Antonio di Rudinì" e "Francesco Crispi" - opera dello scultore Polistenese Francesco Jerace , ma numerose sono anche le commissioni per opere a carattere monumentale, celebrativo, funerario e religioso.
Antonio Starrabba, marchese di Rudinì Due volte presidente del consiglio allo scadere del diciannovesimo secolo, nasce a Palermo il 16 aprile 1839. Dopo gli studi in legge, partecipa al tentativo rivoluzionario antiborbonico del 4 aprile 1860 ed è costretto a fuggire a Genova, dove sostiene coloro che stanno preparando la Spedizione dei Mille. Con il raggiungimento dell’unificazione della penisola diventa addetto al Ministero degli esteri.
Nel 1864 è sindaco di Palermo, ove fronteggia la rivolta scoppiata il 16 settembre 1866; per l’energia dimostrata è nominato prefetto, prima a Palermo e poi a Napoli. Ancora una volta si distingue per le sue doti di ottimo amministratore e nel 1869 Menabrea lo vuole nel suo governo come ministro degli interni, pur non essendo membro del Parlamento. E’ eletto subito dopo come deputato della Destra nel collegio di Canicattì. Con l’avvento della Sinistra assume un costante atteggiamento di opposizione al Governo. Nel febbraio del 1891 forma un esecutivo, detto “della lesina”, in quanto impegnato ad affrontare la grave crisi finanziaria determinata dal deficit di bilancio. L’azione in politica estera, invece, porta al superamento dell’attrito italo-inglese nell’Africa orientale e alla stipulazione di favorevoli trattati commerciali. Nel maggio 1892 rassegna le dimissioni a causa dell’opposizione della Camera alla richiesta di nuove imposte. Dopo la caduta di Crispi in seguito alla sconfitta di Adua, Rudinì torna al potere nel marzo 1896. Ottiene nell’ottobre dello stesso anno il trattato di pace con l’Etiopia, che ne riconosce l’indipendenza e ribadisce il dominio italiano sull’Eritrea e sulla costa della Somalia. Sostiene la Triplice alleanza con Austria e Germania, pur interpretandola come un’intesa in sostanza pacifica e cerca un riavvicinamento con la Francia. Nella politica interna, dopo un periodo iniziale improntato alla distensione, si dimostra in difficoltà nell’affrontare la crisi politico-economica e le agitazioni popolari, provocate in tutto il Paese anche dall’aumento eccessivo del prezzo del pane. La situazione si aggrava con la decretazione dello stato d’assedio in alcune città e con i moti di Milano del 1898, domati dal generale Bava Beccaris con l’uso dell’artiglieria e con spargimento di sangue, cui seguono arresti di esponenti dell’estrema sinistra e dei cattolici. In seguito a questi avvenimenti, abbandonato dal re Umberto I, rassegna le dimissioni e da allora si ritira dalla vita politica. Muore a Roma il 7 agosto 1908.
La Camera dei deputati acquista nel 1961 due opere di Francesco Jerace
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