ritratto
di gentildonna
La
Guerrieri cita genericamente i dipinti del Morani indicando
l'acquisizione con il legato della contessa Marianna De Marinis
(1924) comprendente anche circa 2000 volumi appartenenti al padre
della donatrice, Cav. Alessandro, e al fratello. Presidente
Donatantonio. Al legato De Marinis, oltre ad altri ritratti di
famiglia; fal legato faceva anche parte un altro quadro del Morani,
ora nello studio della Direttore della Biblioteca
La contessa Marianna De Marinis (cognome da nubile De Fusco) è
morta il 9 febbraio 1924 ed è nota per il suo impegno sociale e
caritatevole a Pompei.
Fu la moglie di Bartolo Longo, con cui condivideva la missione di
aiutare il prossimo e fece parte del Terzo Ordine del Sacro Cuore.
Nel 1924, dopo la sua morte, si svolsero le onoranze funebri e fu
pronunciato un discorso in sua memoria da parte di Mons. Edoardo
Alberto Fabozzi, che ne evidenziò il ruolo di "strumento nelle
mani di Dio" per opere di grande importanza.

La
studiosa Guerrieri menziona i dipinti di Morani solo in modo
generico, ricordando che entrarono nelle collezioni grazie al legato
della contessa Marianna De Marinis, datato 1924. La donazione
comprendeva non solo le opere pittoriche, ma anche un ricco fondo
librario di circa duemila volumi appartenuti al padre della contessa,
il cavaliere Alessandro, e al fratello. All’epoca della donazione,
la presidenza era affidata a Donatantonio.
Oltre ai ritratti di
famiglia, il legato De Marinis includeva anche un altro dipinto di
Morani, oggi conservato nello studio della Direttrice della
Biblioteca.
Dati
essenziali (catalogici).
Opera attribuita a Vincenzo Morani, firmata e datata in basso a
sinistra “V. Morani / 8bre 1859”; tecnica: olio su tela;
inventario del Palazzo Reale di Napoli (inv. 617 b.n.). La scheda
catalografica riporta l’acquisizione fra le opere entrate con il
legato della contessa Marianna De Marinis (1924).
Davanti
a noi si staglia la figura di una «gentildonna»: un ritratto che,
pur nella compostezza tipica dell’Ottocento accademico, suggerisce
delicatezza e misura. Morani, ritrattista esperto, prediligeva una
resa pulita del volto — linee morbide e un carico cromatico attento
al naturale — quindi ci si può aspettare un volto reso con cura
del colorito e dei chiaro-scuri, enfatizzati da un fondo scuro che
mette in risalto il volto e la fisionomia della donna. Il formato e
la presenza della firma datata («8bre 1859») raccontano anche la
cura documentaria dell’artista nel datare i propri ritratti,
pratica non rara fra i ritrattisti accademici dell’epoca.
Il
volto e l’espressione
Il volto —
probabilmente rappresentato a mezza figura o mezzo busto, secondo
l’uso ritrattistico dell’autore — trasmette una compostezza
riservata piuttosto che un atteggiamento fortemente psicologizzato.
L’attenzione al modellato della pelle, alla delicatezza delle linee
del naso e della bocca e alla resa degli occhi erano elementi
qualificanti nei ritratti di Morani; per questo motivo lo sguardo
della sitter appare sia attento che misurato, invitando lo spettatore
a una lettura di elegante discrezione.
Abito,
gioielli e cornice sociale (interpretazione)
Anche se la
documentazione disponibile non sempre descrive dettagli puntuali di
stoffe e ornamenti per questo specifico dipinto, i «ritratti di
gentildonna» ottocenteschi sono solitamente pensati per comunicare
rango e gusto attraverso il taglio dell’abito, pizzi, piccoli
gioielli e un’impostazione composta della mano — elementi che qui
vanno intesi come probabili segnali dell’appartenenza sociale della
donna ritratta (e coerenti con la provenienza da una famiglia
nobiliare come i De Marinis). Questa lettura è coerente con la
funzione dei ritratti di famiglia: testimoniare memoria e status.
Contesto
storico e artistico
Vincenzo Morani,
pittore formatosi in ambiente accademico con inclinazioni verso un
linguaggio purista (avvicinato anche alla sensibilità nazarena nelle
soluzioni figurative), fu apprezzato sia per i soggetti sacri che per
i ritratti. La critica contemporanea sottolineò spesso la “severità
dello stile” unita a una finezza nel disegno e nella resa del
panneggio e del colorito; ciò spiega l’equilibrio formale che si
percepisce nella sua ritrattistica.
Provenienza
e valore documentario
Il dipinto figura
nelle raccolte dello Stato (Palazzo Reale, Napoli) e la sua scheda
catalografica ricorda che molte opere di Morani entrarono nelle
collezioni in seguito al legato della contessa Marianna De Marinis
(1924), complesso donativo che includeva anche un vasto fondo
librario. Questa connessione conferisce al quadro non solo valore
artistico ma anche valore documentario per la storia della
committenza e del collezionismo locali.
@ Carmelo PULEIO