Incisione di Carlo Biondi da un disegno di Vincenzo MORANI, tratto dal dipinto di Camillo Guerra (1835).
Questa incisione raffigura uno dei momenti più drammatici della storia romana: la cattura di Giulio Sabino, discendente di Giulio Cesare, che si era ribellato all'Imperatore Vesapasiano dopo la morte di Nerone . Sconfitto, Sabino trovò rifugio in un nascondiglio segreto insieme alla moglie Epponina, che per anni condivise con lui una vita di clandestinità, fino al giorno della scoperta.
Nell'opera i Pretoriani irrompono con decisione, armati e in assetto militare , per arrestare il ribelle. Al centro della scena, Sabino tenta un gesto di resistenza o di difesa, ma appare già destinato alla sconfitta.
Accanto a lui la moglie Eppomina lo stringe in un abbraccio disperato trasformando l'episodio politico in un dramma umano, fatto di amore, fedeltà e tragedia.
Il doggetto ebbe grande fortuna nell'arte dell'Ottocento perchè univa la solennità della storia antica al pathos romantico: la resistenza al potere tirannico e l'eroismo femminile erano temi che il pubblico sentiva vicini.
Il dipinto originale fu realizzato dal pittore napoletano Camillo Guerra, allievo di Giuseppe Cammarano.
Vincenzo MORANI ne trasse un disegno a Caserta, attento ai dettagli e alla resa drammatica.
Infine, nel 1835, l'incisore Carlo Biondi tradusse l'immagine in stampa a Napoli, rendendola accessibile a un pubblico più vasto.
Quest'opera dunque non è soltanto una testimonianza artistica, ma anche un esempio di come la memoria della Roma antica fosse reinterpretata nell'Ottocento per trasmettere valori di lealtà, sacrificio e resistenza.
@ Carmelo PULEIO
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