Menandro e Händel – Due anime del genio artistico ottocentesco
Domenico Morani e le sculture per il Teatro di Villa Torlonia
Nel cuore di Roma, nel raffinato Teatro di Villa Torlonia, si conserva un ciclo di sculture che racconta l’amore dell’Ottocento per l’arte, la bellezza e l’ideale classico. Tra queste, spiccano due opere straordinarie: Menandro e Hendel (Händel), realizzate nel 1843 dallo scultore Domenico Morani (Polistena, 1812 – Roma, 1859).
Un giovane scultore calabrese nella Roma purista
Domenico Morani, figlio dello scultore Fortunato Morani e fratello del ritrattista Vincenzo Morani, apparteneva a una dinastia di artisti provenienti da Polistena, in Calabria. Dopo gli anni di formazione nella bottega paterna, Morani si trasferì a Napoli, poi a Roma, dove divenne allievo di Pietro Tenerani, uno dei massimi esponenti del purismo romano.
Il giovane scultore assimilò da Tenerani il gusto per la compostezza classica, la purezza delle linee e il culto della bellezza ideale, ma sviluppò presto una voce personale, più viva e sensibile alla psicologia dei soggetti.
Le sculture per Villa Torlonia
I due personaggi — uno antico, l’altro moderno — incarnavano l’ideale universale dell’arte: la poesia e la musica, la drammaturgia e l’armonia, un dialogo tra Grecia e Europa moderna che rifletteva l’eclettismo culturale dell’epoca.
Lo stile: tra ideale classico e sensibilità moderna
Entrambe le statue sono scolpite in marmo bianco di Carrara, levigato con cura minuziosa, capace di catturare la luce e restituire una morbida luminosità. Si riconosce in esse la mano di un artista giovane ma già maturo, attento tanto alla perfezione formale quanto alla vibrazione spirituale dei soggetti.
Un preludio alla maturità artistica
In Menandro e Hendel si intravede già il Morani ritrattista raffinato e sensibile, capace di unire la compostezza neoclassica alla vitalità romantica che animava la Roma dell’Ottocento.
Le due statue di Domenico Morani – Menandro e Handel (1843) – si trovano ai lati del palcoscenico, leggermente arretrate rispetto al boccascena, una a sinistra e una a destra.
@ Carmelo PULEIO



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