mercoledì 22 ottobre 2025

Monumento funebre di Maria Costa - Domenico Morani

Nella Chiesa di San Francesco d’Assisi a Ripa Grande, nel quartiere Trastevere di Roma, si conserva una delle opere più significative di Domenico Morani (1812–1859): il monumento funebre di Maria Costa.



⛪ Il monumento funebre di Maria Costa

Domenico Morani nella Chiesa di San Francesco a Ripa Grande, Roma

Nel silenzio raccolto della Chiesa di San Francesco d’Assisi a Ripa Grande, nel cuore di Trastevere, si nasconde una delle testimonianze più delicate del purismo scultoreo ottocentesco: il monumento funebre di Maria Costa, opera di Domenico Morani, realizzata intorno alla metà del XIX secolo.

🕊️ Un tributo alla pietà e alla grazia

Il monumento, scolpito in marmo bianco di Carrara, è dedicato a Maria Costa, una giovane donna appartenente a una famiglia della borghesia romana.
Morani concepisce il sepolcro con una sensibilità tutta teneraniana (ereditata dal suo maestro Pietro Tenerani): la figura femminile, dolcemente composta, esprime una calma spirituale più che un dolore terreno.

La defunta non giace, ma riposa in un atteggiamento di serena attesa, con il capo leggermente reclinato e le mani raccolte in un gesto di pacata devozione.
Il panneggio è trattato con cura estrema — morbido, trasparente, di un realismo poetico che contrasta con l’idealizzazione del volto.


🎨 Stile e significato

L’opera riflette in pieno l’estetica purista: quel movimento artistico romano che, tra gli anni ’30 e ’50 dell’Ottocento, mirava a unire la purezza formale dell’arte rinascimentale con la spiritualità cristiana.
Morani vi aderisce con convinzione, trasformando la scultura funeraria in un momento di intima contemplazione.

La composizione è equilibrata, senza eccessi retorici: ogni linea, ogni piega del velo, sembra suggerire la transizione dalla vita alla fede, in un linguaggio visivo pacato e mistico.


🧭 Il contesto: San Francesco a Ripa e la Roma dell’Ottocento

La Chiesa di San Francesco a Ripa Grande è uno dei luoghi più carichi di spiritualità di Roma: qui visse San Francesco durante i suoi soggiorni romani, e qui la devozione francescana continuò nei secoli.
Nell’Ottocento, la chiesa divenne anche un centro artistico per scultori e decoratori legati al movimento purista, sostenuto da committenti religiosi e nobili famiglie romane.

È in questo ambiente che Domenico Morani trova spazio per esprimere la sua arte: un linguaggio colto ma profondamente umano, capace di coniugare tecnica accademica e sentimento spirituale.


🕯️ Un tassello del percorso di Morani

Il monumento di Maria Costa rappresenta un momento di piena maturità per Morani: dopo le sculture per il Teatro di Villa Torlonia (1843) e prima del celebre Ritratto di un cavaliere di Malta (1848–49), l’artista dimostra qui la sua padronanza del marmo e la sua sensibilità per il tema del ricordo.

È un’opera che segna il passaggio dal neoclassicismo ideale verso una scultura più intima e affettiva, quella stessa che troverà esito finale nell’Angelo della Basilica dei Santi XII Apostoli (1859), ultima testimonianza firmata dell’artista.

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