L'opera fu commissionata allo scultore Polistenese Francesco Jerace, uno dei più affermati artisti calabresi a livello internazionale. Eseguita tra il 1890 e il 1893, fu in questo anno posta dapprima in piazza Raffaele Lucente (attuale Piazza Pitagora) e nel 1957 nella Villa Comunale, in cui oggi si trova. L'ex - sindaco Lucente è ripreso a mezzo busto, il viso volto leggermente verso destra, con folti baffi e sguardo austero. Dal collo pende il collare da Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, onorificenza della quale il politico fu insignito il 13 dicembre 1877, costituita da 4 bracci uniti da nodi sabaudi, con al centro un tondo raffigurante la Corona Ferrea.
Monumento a Raffaele Lucente Opera F. Jerace 1893 |
L'opera, un busto in marmo bianco, è stata, purtroppo, più volte oggetto di atti di vandalismo, causa del cattivo stato in cui oggi essa versa. Oltre a scritte e graffiti che ne deturpano il volto, risultano scalfiti parte del mento, dell'orecchio destro, del sopracciglio e dello zigomo destri e del naso. La statua poggia su un piedistallo in granito grigio, su cui prima erano probabilmente indicati il nome del personaggio e la data di esecuzione.
Monumento a R Lucente |
Il Lucente raffigurato da Jerace è severo e fermo sebbene non statico, grazie al lievissimo suo volgersi da un lato. Lo scultore, autore di numerosi busti, pur nella similitudine delle pose e delle forme, riesce a non ripetersi mai, caratterizzando ogni soggetto in maniera univoca. Si può stabilire un raffronto con un altro suo ritratto, quello di Armando Lucifero, nella Piazza omonima. Quest'ultimo mostra più delicatezza nella resa dei tratti e nella caratterizzazione del personaggio rispetto a Lucente, dal quale trapela invece maggiore forza d'animo e dignità, insieme ad una viva naturalezza. Di impostazione classica, le sue sculture non sono, però, mai accademiche. Nonostante il vincolo della rassomiglianza quasi fotografica del soggetto, tipica della ritrattistica ottocentesca, Jerace si mantiene sempre libero nella concezione compositiva. Sempre attento al movimento e al contrasto chiaroscurale, non gli sfuggono i nuovi fermenti culturali della scultura verista, che riutilizza, però, sempre all'interno della composta classicità a lui cara.
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