L’area monumentale del cimitero bruzio (Cosenza) è un piccolo gioiello sconosciuto di arte e storia locale, è un capolavoro di intensa emotività e raffinata esecuzione.
Quest'opera raffigura un angelo nell'atto di raccogliere un fanciullo, evocando un momento di grande tenerezza e spiritualità. L'angelo, con le sue ali spiegate e un'espressione serena ma solenne, sembra trasmettere un senso di protezione e consolazione. Il fanciullo, probabilmente senza vita o in stato di abbandono, viene sollevato con delicatezza, simbolizzando il passaggio dall'esistenza terrena a una dimensione ultraterrena.
La composizione è studiata con grande attenzione ai dettagli anatomici e ai drappeggi delle vesti, elementi tipici dello stile di Jerace, che si rifà alla tradizione classica ma con un tocco di naturalismo. L'espressività dei volti e il movimento armonioso delle figure creano un impatto visivo ed emotivo straordinario.
L'opera può essere interpretata come una rappresentazione della morte infantile vista non come un evento tragico e definitivo, ma come un passaggio verso un'altra forma di esistenza, accompagnata da una figura angelica che garantisce protezione e amore. È un tema caro alla scultura funeraria dell’Ottocento e del primo Novecento, dove la morte viene spesso addolcita da immagini di angeli e figure celesti.
@ Carmelo Puleio
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