Busto a Francesco CRISPI
Un volto fiero e uno sguardo penetrante emerge dal busto di "Francesco CRISPI" realizzato dallo scultore Polistenese Francesco JERACE. Nel Palazzo di Montecitorio sono conservati i busti di "Antonio di Rudinì" e "Francesco Crispi" - ma numerose sono anche le commissioni per opere a carattere monumentale, celebrativo, funerario e religioso Antonio Starrabba, marchese di Rudinì
Francesco Crispi - busto in marmo - F. Jerace
I folti baffi caratterizzano il volto dello statista, coprendo la bocca
e donando al ritratto un senso di fermezza, avvolto nel pesante cappotto con
pieghe che creano elaborati chiaroscuri.
Francesco Crispi è stato un Patriota attivo nelle lotte contro l’assolutismo dei Borbone di Napoli, Francesco Crispi è anche il primo Presidente della Camera dei deputati della sinistra storica e, da Presidente del Consiglio, il protagonista di un complesso e controverso progetto di politico di
ammodernamento dello Stato unitario.
Crispi nasce a Ribera, nell'agrigentino, il 4 ottobre 1818. Nel 1843 si laurea in giurisprudenza a Palermo. Trasferitosi a Napoli nel 1845, inizia presto l’attività cospirativa nell'ambito del Comitato siculo-napoletano fondato da Carlo Poerio. Nel gennaio 1848, scoppiata la rivoluzione a Palermo, è membro del Comitato speciale per la guerra e la marina e poi deputato alla Camera dei comuni del ricostituito Parlamento siciliano.
Ritornati nel 1849 i Borboni, fugge a Torino, dove abbraccia la causa repubblicana ed entra in contatto con Mazzini e Cattaneo.
A Genova, nel 1860, è tra i principali organizzatori della spedizione dei Mille. Proclamato il governo dittatoriale della Sicilia, è nominato segretario di Stato da Garibaldi, ma i contrasti con La Farina, favorevole ad una rapida annessione dell’isola, lo spingono alle dimissioni.
Il 18 febbraio 1861 è eletto deputato al primo parlamento unitario nel collegio di Castelvetrano.
Nel Parlamento di Torino tenta una difficile mediazione tra l’opzione monarchica e la fedeltà a Garibaldi ed a Mazzini, poi nel 1864 accetta definitivamente la monarchia sabauda, salutata come garanzia di unità del paese. Si oppone all'istituzione della tassa sul macinato, che colpiva i consumi dei cereali, aggravando le condizioni delle classi più umili.
Contro la Destra, che guida i primi governi unitari, si batte per Roma capitale. Nel 1876 è eletto Presidente della Camera dei deputati. L’anno seguente incontra il cancelliere tedesco Bismarck, al quale si lega in un rapporto di stretta amicizia.
Ministro dell’interno nel II Governo Depretis, nel 1878 è costretto a dimettersi per l’accusa di bigamia mossagli da alcuni avversari politici. Con Zanardelli, Cairoli, Baccarini e Nicotera, forma la “pentarchia”, per guidare l’opposizione di sinistra. Nel 1887 torna al Ministero dell’interno ancora con Depretis, e alla morte di questi assume la carica di Presidente del Consiglio nonché l’interim degli esteri. Sostenitore convinto della Triplice Alleanza, favorevole al protezionismo industriale, avvia all’interno un’intensa stagione di riforme e introduce il nuovo codice penale redatto da Giuseppe Zanardelli. Sul piano internazionale accresce l’impegno italiano in Africa orientale, mirando, col trattato di Uccialli (1889), a sottoporre l’Etiopia al protettorato italiano. Caduto il Governo nel 1891,
torna al potere nel dicembre 1893 nel clima infuocato dello scandalo della Banca romana e cerca di affermare un governo forte, capace di contenere il conflitto politico e sociale che caratterizza questa fase storica. Nel gennaio 1894, di fronte alla protesta contadina dei fasci siciliani, proclama lo stato d’assedio nell’isola, quindi reprime con durezza le manifestazioni di dissenso, arrivando a sciogliere, nello stesso anno, il Partito socialista dei lavoratori italiani. A Napoli scampa ad un attentato, quindi, investito a sua volta dallo scandalo della Banca romana, si scontra con Giolitti. Il 1° marzo 1896 la sconfitta dei reparti italiani ad, determina il fallimento della politica di espansione coloniale in Etiopia
e, con esso, la crisi dell’Esecutivo e la fine della carriera politica di Crispi. Muore a Napoli l'11 agosto 1901.
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