giovedì 6 agosto 2015

I Torrenti nel territorio Polistenese

La rete idrografica Polistenese e' costituita da tre corsi d'acqua generalmente brevi e perlopiù' a regime torrentizio, con rigonfiamenti invernali (le tipiche fiumare).

Il torrente Jarulli

E’ attraversata da tre torrenti:  il Vacale a sud del paese, si origina dalle montagne della vicina Cittanova,  il Jarulli  che pur avendo negli anni una scarsa portata di scorrimento delle acque è un affluente minore dello Sciarapotamo ed infine,  lo Jerapotamo a nord, proveniente dalle montagne della vicina San Giorgio Morgeto. 

Torrente Vacale 

Questi corsi d’acqua una volta erano molto utilizzati dalle massaie locali specialmente nella zona di “Gaetanello”  dove scorre ancora lo Jerapotamo, una volta,  si  andava per lavare i panni, per fare il bucato, anticamente in quella zona, c’erano e ci sono ancora, sistemate alcune vasche da lavare, con delle bocche di fontane provenienti dall'acqua del torrente.
La mattina, le massaie Polistenesi, partivano da casa verso le ore 9,00 circa per fare ritorno nel pomeriggio, intorno alle ore 16,00. La giornata dedicata al rito del bucato si articolava in quattro fasi: durante la prima le donne lavavano i panni, che nella seconda fase venivano stesi sul prato e poi sui cespugli profumati per farli asciugare; poi veniva consumato il pranzo mentre i panni si asciugavano; infine i panni asciutti venivano raccolti e riposti in grosse ceste che le donne mettevano sul capo e riportavano in paese. Per la colazione portavano del pane con lo zimbatò o frittata di uova. Il sapone per il bucato veniva preparato da in casa con la soda caustica mescolata con olio vecchio o con strutto e una certa quantità di acqua. Periodicamente per la sola biancheria si ricorreva al metodo della cenere. Si metteva a bollire una grande caldaia d’acqua; quando l’acqua veniva ad ebollizione, vi si versava una certa quantità di cenere e veniva lasciata sul fuoco per circa 20 – 30 minuti. In un secondo momento si adagiavano i panni in una tinozza (che doveva avere il buco all'estremità più bassa). L’acqua con la cenere veniva poi versata sui tanniche si lasciavano così per una notte intera. La mattina successiva, la biancheria veniva sciacquata nell'acqua corrente del canale o del fiume e risultava bianchissima. L’acqua con la cenere funzionava come la moderna candeggina.
Le donne si organizzavano in gruppo a seconda del quartiere di abitazione e caricavano la cesta sul capo.
Fare il bucato non  era considerato un lavoro; al contrario nella giornata trascorsa al canale o al torrente trionfavano l’allegria, le chiacchiere, le confidenze, i pettegolezzi,. Il rito del bucato, infatti, consentiva di stare insieme, raccontarsi le proprie cose e “ricamare” sulle storie del paese. 
Carmelo Puleio@Copyright 

1 commenti:

  1. Complimenti a Puleio, che illustra esaustivamente il rito del bucato. Ricordo che mia mamma Lina faceva lo stesso, nello spiazzo dietro casa, aiutata da amiche, il fuoco che scaldava l'acqua, ecc....

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